Coppettazione

Ben Cumming CCLa coppettazione, o “Cupping” (inglese) è una pratica terapeutica esterna propria della Medicina tradizionale cinese.

Fu introdotta intorno al II secolo d.C., ed è tuttora molto utilizzata per la sua forte azione disperdente e mobilizzante. È particolarmente adatta per dolori derivanti da freddo misto a umidità, o da calore misto a umidità, nonché da ristagno dovuto a traumi. La coppetta è costituita da un vasetto di vetro, plastica, ceramica o bambù dal diametro variabile a seconda della zona e della patologia da trattare. Viene applicata sulla pelle in punti corrispondenti al percorso delle meridiane, o all’area dolorante (punto “Ashi”).

L’applicazione può avvenire tramite surriscaldamento e conseguente sottopressione, oppure tramite una sfera di gomma che, premuta, crea un vuoto simile a quello che si otterrebbe tramite surriscaldamento. Una volta applicata, la coppetta può essere anche fatta scorrere sulla cute, solitamente lungo la meridiana.

In determinati casi, la cute viene prima incisa tramite un bisturi o una lametta, in modo da fare defluire delle piccole quantità di sangue capillare nella coppetta (questa tecnica fu impiegata fino agli anni ’50 anche negli ospedali italiani).

Staccata la coppetta, la pelle resta arrossata o violacea e leggermente gonfia per alcuni giorni, indipendentemente dal metodo utilizzato. Trattandosi di una tecnica di tipo “disperdente”, dopo il trattamento si potrebbe avvertire una discreta, solitamente piacevole, spossatezza.

 

 

 

 

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